Caffè freddo? 10 modi per gustarlo che (ancora) non hai mai provato!

Il rito del caffè nella bella stagione cambia insieme alle temperature. C'è chi lo ama shakerato, chi sottoforma di gelato o granita, crema di caffè, chi mette solo dei cubettini di ghiaccio. Noi vi consigliamo10 ricette per non rinunciare ad una bella tazzina di caffé energizzante e a un momento di convivialità sia a casa che al bar!

Caffè freddo? 10 modi per gustarlo che (ancora) non hai mai provato!

Il buongiorno si vede dal mattino. E per chi è abituato a bere un caffè appena sveglio, non è un buongiorno se non si comincia da una buona colazione con una tazzina di espresso, possibilmente preparata con la moka. Senza contare il rito conviviale del caffè, da quello post-pranzo a quelli bevuti per un momento di socialità con i colleghi, gli amici, i famigliari.

Quando arriva l’estate, però, il rito del caffè caldo si scontra con le temperature roventi, tanto che molti corrono ai ripari. C’è chi banalmente prepara il caffè e lo mette in frigo per berlo freddo qualche ora dopo, chi preferisce la granita di caffè, ma le soluzioni non mancano e in molti casi è la tradizione regionale che ci viene incontro con le sue ricette.

Il caffé: origini e cultura

La produzione del caffè spazia dall’Africa all’Asia e al Sudamerica, ma è fondamentalmente legata alla fascia equatoriale. Anzi, per la precisione alla cosiddetta Coffee Belt, ovvero una ristretta fascia tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, dove la temperatura media è tra i 20 e i 25 gradi. È importante anche l’altitudine delle coltivazioni: la principale e più pregiata varietà, l’Arabica, cresce sopra i 1000 metri, mentre la Robusta tra i 300 e i 600 metri sopra il livello del mare.

In Italia c’è una data precisa di arrivo del caffè e un porto di approdo: siamo nel 1570 a Venezia, quando il padovano Prospero Alpino, che ne aveva portato alcuni sacchi dall’Oriente, cominciò a fare assaggiare la bevanda ai nobili veneziani. In poco tempo prosperarono le botteghe del caffè e da lì alla creazione del mito il passo è stato brevissimo.

"Ah che bell u caffé, pure in carcere o’ sann’ fa!"

Così cantava De Andrè nella sua canzone “Don Raffaè”, riferendosi alla tradizione napoletana del caffè.

Anticamente si utilizzava la cosiddetta “cuccumella”, ovvero la caffettiera napoletana che si avvicina di più al moderno concetto di caffè filtro. Girando infatti la caffettiera l’acqua bollente filtra per gravità e crea la magia del caffè. Differentemente, la moka funziona grazie alla pressione esercitata dalla bollitura. Sempre di pressione si tratta, poi, quando andiamo al bar e ci preparano un caffè fatto con una macchina per espresso professionale: in questo caso la pressione sarà molto più elevata, tanto che il caffè è pronto in pochi secondi.

Caffè la mattina: fa bene?

Alcuni studiosi ritengono che non sia del tutto vero che un caffè al risveglio aiuti ad essere più vigili e, appunto, a svegliarsi. Per chi ha problemi di reflusso, inoltre, bere caffè a digiuno è perfino un’abitudine negativa. Il consiglio, in generale, per avere la risposta migliore del nostro organismo agli effetti stimolanti della caffeina è attendere un paio d’ore dopo il risveglio, nonché dopo la colazione. Di contro, specialmente per chi fa fatica ad addormentarsi, bere il caffè dopo una certa ora il pomeriggio può causare insonnia.

Quante tazzine al giorno?

Il consiglio generale è di non superare le 4 tazzine al giorno, tuttavia le soglie di tollerabilità variano a seconda delle persone. Se si esagera, tuttavia, gli effetti stimolanti del caffè possono arrivare a causare palpitazioni, ipereccitabilità, insonnia e perfino tremori. Insomma, mai esagerare, ma bere il caffè è comunque una buona abitudine, perché serve a “svegliarci”, riducendo la sensazione di sonno e ha proprietà “brucia-grassi” perché collabora a migliorare il metabolismo.

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