Allergie e intolleranze alimentari: un po' di chiarezza

Allergia o intolleranza alimentare? Questo è il dilemma! In un contesto storico sempre più attento alla salute, i due termini sono sicuramente i più inflazionati, confusi o scambiati per sinonimi. Nei prossimi paragrafi cercheremo di chiarire le differenze tra allergie e intolleranze alimentari, alla luce delle più recenti linee guida.

Allergie alimentari

Con il termine allergia alimentare s’intende una reazione immunologica avversa a un determinato alimento.

Si tratta di una patologia assolutamente codificata, ad alto impatto sulla vita dei soggetti affetti e spesso anche su quella dei familiari. L’enorme importanza di questa patologia sullo stato di salute generale della popolazione è testimoniata dal continuo aggiornamento della legislazione sia nell’etichettatura che nella ristorazione. Le allergie alimentari sono caratterizzate da una reazione immunologica mediata da specifici anticorpi noti come IgE che riconoscono come estranei e potenzialmente pericolosi alcuni frammenti di determinati alimenti, definiti per l’appunto allergeni. Gli alimenti generalmente più pericolosi sono:

- Arachidi e potenzialmente anacardi e noci

- Frutti a guscio

- Soia

- Sedano

- Latte e in particolare la frazione proteica rappresentata dalle caseine e dalla Beta-lattoglobulina

- Uova

- Pesce

- Crostacei e molluschi

I quadri clinici associati all’ingestione di questi alimenti, compaiono quasi immediatamente (max 2-4 ore) e possono determinare orticaria (ossia prurito), edema (gonfiore delle labbra, delle palpebre e talvolta dei genitali), edema della glottide e, nei casi più gravi, shock anafilattico.

La terapia d’urgenza in questi casi è fondamentale e può avere addirittura valenza salva vita, nei casi più gravi. La dieta consigliata è chiaramente quella di totale eliminazione dell’allergene in questione.

Il nichel

Una sezione a parte la dedichiamo al nichel, un metallo presente in maniera piuttosto importante nella nostra vita quoditiana: è costituente fondamentale di leghe metalliche, è presente nei terreni e falde acquifere, è inalabile ed è anche presente in vari cosmetici e indumenti. Quando le reazioni avverse al nichel sono più più gravi quando non solo interessano la cute ma anche, ad esempio, l'apparato gastro-enterico. In quel caso si parla di allergia sistemica al nichel, per la quale esistono specifici test diagnostici. In questi casi è doveroso, oltre che evitarne il contatto dermatologico, ridurre il più possibile il consumo alimentare.

E' difficile individuare la precisa quantita di nichel negli alimenti, in quanto questa varia in base a molti fattori, tra cui la composizione del terreno, l'acqua con cui viene irrigato, i concimi utilizzati, le zone di coltivazione, l’aria, le stagioni di raccolta, il tipo di foraggio dato agli animali da cui poi si ricavano latte e derivati. Limitandoci a individuare gli alimenti attualmente sconsigliati, elenchiamo di seguito:

- Pomodori e concentrato di pomodoro, funghi, asparagi, porri, spinaci, cipolle, patate (in particolare bollite con la buccia), i legumi (e in particolare lenticchie, piselli, fagioli, ceci, soia), carote, broccoli, cavoli, zucca, catalogna, carciofi, rape, cicoria, sedano, cavolfiore, fagiolini, mais

- Pesci e crostacei come, sgombro, salmone, scampi e gamberi, aragosta, cozze, merluzzo, tutto il pesce azzurro

- Farina di mais e integrale, crusca, grano saraceno, miglio e avena e i pani realizzati con queste farine

- Tutti i semi e la frutta secca, mentre per la frutta fresca: prugne (anche secche) mele, pere, avocado, lamponi, mele, albicocche, kiwi, uva e uva passa, fichi e ananas

- Cioccolato, cacao in polvere

- Liquirizia, marzapane

- Tè (in particolare quello verde) decotti e tisane realizzati con radici, bevande come la birra

- Grassi idrogenati (come la margarina)

- Tutti i cibi in scatola

- Lievito chimico per dolci e preparazioni salate

Intolleranze alimentari

Diverse per gravità dei sintomi, tempi d’insorgenza dei disturbi e meccanismi alla base del disturbo stesso, le intolleranze alimentari pur rientrando nella grande categoria delle reazioni avverse agli alimenti si distinguono assolutamente dalle allergie alimentari. Pertanto potremmo riconoscere:

- Intolleranze enzimatiche: caratterizzate da deficit di determinati enzimi deputati a digerire o smaltire un certo nutriente. L’esempio più classico è l’intolleranza al lattosio legata a deficit enzimatico di lattasi. In questo caso, l’insorgenza e la gravità dei sintomi, sarà associata alla quantità di alimento ingerito, e si distinguerà dall’allergia al latte per l’evoluzione della patologia. Nel caso specifico, l’incapacità dell’intestino di digerire il lattosio, determinerà l’instaurarsi di processi fermentativi responsabili dei successivi disconfort intestinali. Più rara, ma clinicamente più grave, il favismo: intolleranza alimentare legata al deficit di un enzima noto come Glucosio 6 fosfato deidrogenasi.

- Celiachia: la più comune e non unica intolleranza al grano. Caratterizzata da una sintomatologia sfaccettata, prevede comunque l’attivazione del sistema immunitario ma con meccanismi, sostanzialmente diversi da quelli descritti per le allergie.

- Intolleranze farmacologiche: generalmente associate all’assunzione di alcune sostanze note come amine-vasoattive tra le quali la caffeina, l’alcol, l’istamina e la tiramina.

Meteorismo, dolore addominale, diarrea, nausea, vomito e più raramente sintomi extra-intestinali come emicrania, eritemi e prurito sono i sintomi più frequentemente associati all’ingestione degli alimenti imputati.

La gravità dei sintomi è dose-dipendente, mentre i tempi d’insorgenza variabili. Tutti i test di chinesiologia, di conducibilità elettrica, di provocazione sub-linguale, vega test e simili, al momento non trovano alcun riscontro scientifico.

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