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Nonostante l’apparenza, il caffè non è una semplice bevanda ma un vero e proprio concentrato di principi attivi.
Considerato da alcuni "oro nero", paragonato da altri al peggiore dei veleni, il caffè è una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di diverse piante appartenenti al genere Coffea.
Le più utilizzate sono la Coffea arabica per il classico aroma e la Coffea Robusta per l’elevato contenuto di caffeina.
Entrambe le varietà offrono principi attivi la cui sinergia rende questa bevanda unica: caffeina, acido clorogenico, acido caffeico, catechine, acido nicotinico, alcaloidi sono solo alcuni dei principi attivi più rappresentati e pertanto determinanti nel definire le caratteristiche del caffè.
Occorrerebbe un manuale di mille pagine per descrivere tutte le proprietà del caffè, i possibili impieghi e le diverse capacità di modulare l’attività dell’organismo umano.
Gran parte delle proprietà del caffè sono attribuibili alla caffeina, un principio attivo che diversi studi hanno dimostrato essere utile nel:
- contrastare l’invecchiamento cellulare, esercitando una sensibile azione antiossidante;
- migliorare le capacità percettive e lo stato di vigilanza, forse l’impiego più diffuso del caffè nella pratica quotidiana;
- incrementare i livelli di colesterolo HDL, ossia della quota di colesterolo cosiddetta buona;
- ridurre la presenza di molecole infiammatorie;
- migliorare la performance sportiva;
- ridurre la sensazione di appetito, contribuendo così a gestire meglio eventuali diete ipocaloriche.
Ma il consumo di caffè assume anche un rilevante ruolo sociale rappresentando una bevanda dal forte richiamo ricreativo e relazionale.
Questa è sicuramente la domanda più importante a cui rispondere.
In Italia il consumo pro-capite annuo di caffè si aggira intorno ai 6 kg, mentre sul podio della top-ten dei paesi che consumano più caffè al mondo quasi paradossalmente troviamo Finlandia, Danimarca e Austria.
Ma quanto caffè occorrerebbe assumere per sfruttarne al meglio le proprietà senza effetti collaterali? Generalmente la dose raccomandata è quella di 200 mg giornalieri di caffeina, ossia l’equivalente di 2 o 3 espresso al giorno, che permetterebbe di sfruttare le qualità del caffè senza sviluppare alcune delle più frequenti reazioni avverse.
Oltre al classico caffè nero, negli ultimi anni si è diffuso anche l’utilizzo di caffè verde.
Il caffè verde si distingue per l’assenza di tostatura, che dona al caffè tradizionale il suo classico aroma e la tipica colorazione brunastra: in questo modo viene preservato il contenuto di diversi principi attivi tra i quali l’acido clorogenico, noto per le sue spiccate attività metaboliche.
Tra gli effetti collaterali più frequenti del caffè, alcuni dei quali riconducibili direttamente alla presenza di caffeina, vi sono sicuramente il bruciore di stomaco, la nausea e talvolta i problemi intestinali.
Più rare, ma comunque frequenti, sono le reazioni avverse di carattere nervoso quali insonnia, nervosismo, irritabilità e senso di agitazione.
Visti tali effetti, il caffè dovrebbe essere assunto con particolare parsimonia in caso di reflusso gastro-esofageo, ipertensione e disturbi neuro-psichiatrici.